Padre Pio da Pietrelcina era presbitero da poco quando – lo dice lui in una lettera del 13 aprile 1913 – gli apparve Gesù: “Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostrò una grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici; di questi, chi stava celebrando, chi stava parando e chi si stava svestendo delle sacre vesti”.
“La vista di Gesù in angustie – continua il racconto della visione – mi dà molta pena, perciò volli domandargli perché soffrisse tanto. Nessuna risposta, n’ebbi. Però il suo sguardo si riportò verso questi sacerdoti; ma poco dopo, quasi inorridito e come fosse stanco di guardare, ritiro lo sguardo ed allorché lo rialzò verso di me, con grande mio orrore, osservai due lacrime che gli solcavano le gote. Si allontanò da quella turba di sacerdoti con una grande espressione di disgusto sul volto, gridando “Macellai” e rivolto a me disse “Figlio mio non credere che la mia agonia sia stata di tre ore, no; io sarò per cagione alle anime da me più beneficate, in agonia fino alla fine del mondo. Durante il tempo della mia agonia, figlio mio, non dormire… L’ingratitudine e il sonno dei miei ministranti mi rendono più gravosa l’agonia”.
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E’ interessante questa visione di Padre Pio. E’ lo sfondo di una visione terribile dei sacrilegi e delle offese compiute dei migliori amici di Cristo, i sacerdoti. La lettera 123, inserita nel primo volume dell’epistolario è una delle più forti in cui c’è tutto l’animo del Santo. La parola “macellai” all’indirizzo dei preti sacrileghi, è tipica del Santo delle stimmate sono i veri macellai, ammazzano Cristo sull’altare dell’Eucaristia. Nella narrazione della visione ci sono parole forti, minacce terribili e ci sono altresì riferimenti concreti, che lasciano pensare che davvero il frate venne traumatizzato dalla visione delle sofferenze di Cristo per i sacrilegi i suoi eletti. E non è neppure tutto, perché padre Pio, scrive che ciò che gli ha detto Cristo non potrà “rivelarlo a creatura alcuna in questo mondo”, aggiungendo che l’apparizione gli ha cagionato “tale dolore nel corpo, ma più ancora nell’anima, che per tutta la giornata fu prostrato e credette di morire se il dolcissimo Gesù non l’avesse già rivelato“.
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La concezione che San Pio ha del sacerdozio è sublime e, pur di in mezzo a contraddizioni e contrasti, vive il suo sacerdozio come una immolazione costante sull’altare di Cristo. In uno dei momenti più drammatici, mentre attorno a lui si susseguono visite mediche e apostoliche, il suo direttore spirituale non può far altro che raccomandargli di portare la croce con serenità e fiducia.
“Comprendo la tua pena e il tuo gemito – gli dice in una delle sue ultime lettere – ma ripeto che la nuova croce ha proprio il fine accennato altra volta; offrirla per tanti fratelli sacerdoti che non si preoccupano della delicatezza e santità del ministero e che penano per le inerenti prove.” (Lettera n. 628 del 10 aprile 1922).
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Padre Pio ci insegna a pregare ci insegna a riflettere ascoltiamo con fede i Suoi suggerimenti affidiamoci a Lui e a Gesù sempre presente nella nostra vita. Padre Pio è stato 50 anni in croce senza mai lamentarsi ma gioiendo nella Sua condizione ,e,noi cosa possiamo fare per ringraziarLo di tutte le Sue elargizioni : pregare Gesù, fare del bene sincero aiutare chi si trova in difficoltà e pregarlo di intercedere quando noi stessi siamo in difficoltà.Personalmente ricevo spesso le Sue Grazie.Lo prego sempre,Egli è sempre nei miei pensieri e ne provo grande giovamento
Ho avuto modo di conoscere un prete che, pur essendosi confessato….continua a mantenere menzogne e calunnie dinanzi alla Pubblica Autorità contro persone innocenti . Pretende che per la sola confessione….priva di riparazione di non essere sacrilego…..Invoco lo Spirito Santo che mi illumini affinché da questa vicenda io comprenda quale lezione debbo imparare…ad accettare ??? A perdonare??? Il miopiù grande desiderio è che almeno costui si riappropri di Cristo.