Nel 1919, col diffondersi delle notizie intorno a Padre Pio, la gente accorreva da ogni parte, sempre più numerosa. Lungo il sentiero che portava al convento si formavano lunghe file di persone, di ogni condizione sociale, servendosi di carri e muli, unici mezzi utilizzabili per quel percorso.
Padre Paolino, nelle sue Memorie, scrisse che gli uomini, pur di confessarsi da Padre Pio, aspettavano fino a 10-15 giorni «dormendo sulla nuda terra nei campi». Il 9 maggio con un trafiletto sul Giornale d’Italia si sparse la notizia. Il 3 giugno anche il Tempo pubblicò un articolo “I miracoli di padre Pio a San Giovanni Rotondo“.
Così il 5 giugno 1919 il ministro della provincia religiosa di Foggia, padre Benedetto scrive al guardiano di San Giovanni Rotondo padre Paolino da Casacalenda.
Padre Benedetto, assai circospetto, non parla e non vuole che si parli di quanto si va costatando su padre Pio. I suoi inviti alla prudenza sono chiari. Il provinciale scrive disapprovando fuga di notizie sia pure confidenziale con secolari, dovendosi temere le indiscrezioni e poi precisa che da parte dei frati deve essere “usata diligenza necessaria a non permettere e volere che le cose divine siano portate in piazza e più in pascolo a giornali, specialmente profani” e conclude: “possiamo accettare e adorare la permissione dell’Alto, come e quando vuole, nella divulgazione di ciò che serve alla gloria del Creatore e della creatura“.
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