Padre Marciano Morra nel suo libro “Il mistero del dolore di Padre Pio riporta il racconto di un confratello.
Nel 1945, Fra Pietro, era un frate cappuccino, un fratello non chierico, membro della fraternità di San Giovanni Rotondo. Padre Francesco Napolitano, racconta che come era consuetudine, a quel tempo i frati si alzavano a mezzanotte ed andavano nel coretto della chiesa per la recita del divino Ufficio. Fra Pietro, ritornato in cella dopo la preghiera, vide nella sua camera un giovane frate, con il cappuccio in testa e in atteggiamento di meditazione.
Fra Pietro pensò: “Vedere un frate che prega è sempre piacevole, ma non poteva andare a pregare in chiesa senza dare fastidio ad altri?”
Il povero, fra’ Pietro non poteva mai immaginare che quel frate in preghiera era un’anima che scontava la pena ed aveva scelto la sua camera come purgatorio. Passato il primo spavento, si fa coraggio e chiede ad alta voce: «Ma chi sei? Non è tempo di scherzi! Ed ora se ne è saltato completamente il sonno!». L’unica risposta, però, è la scomparsa immediata del frate orante.
A questo punto lo spavento prende il sopravvento in fra’ Pietro, le gambe cominciano a tremare. In questi casi il punto di riferimento era padre Pio, perciò fra’ Pietro, prima che le gambe gli facciano completamente cilecca, corre da lui. Senza troppi convenevoli, bussa alla sua porta ed entra.
Da qualche minuto appena padre Pio si era rimesso a letto e, nel vedere il confratello pallido e spaventato, cerca di capire cosa sia successo. Deve anche sforzarsi per afferrare il racconto, perché fra’ Pietro non riusciva neppure a parlare; cerca di tranquillizzarlo e nello stesso tempo gli dà la spiegazione dell’episodio: «Il giovane frate che è venuto nella tua camera è un novizio che sta facendo il purgatorio anche nella tua stanzetta. Raccomandalo alla misericordia di Dio, affinché possa presto giungere in Paradiso. Stai sicuro! Non ti spaventerà più».
Dopo queste assicurazioni, fra’ Pietro si ritirò nella sua cella per rimettersi a dormire, ma dormì veramente.