Il giovane frate Pio da Pietrelcina per diversi anni ha soggiornato nella sua terra natale: Pietrelcina.
Una forzata e misteriosa lontananza dai conventi che diventava fonte di disgusto anche ai superiori, per malintesi e risentimenti. Un giovane torturato dalla notte oscura dello spirito e dalle tempeste diaboliche.
La salute del fraticello non migliorava ed il superiore generale dei cappuccini, Padre Pacifico da Seggiano, considerò un decreto di secolarizzazione con cui Padre Pio rischiò di essere rimosso dall’Ordine dei cappuccini, e incardinato nel clero secolare di Benevento. Il sacerdote pietrelcinese era assolutamente spaventato all’idea di essere allontanato dai cappuccini. In una visione a Venafro il 3 dicembre 1911 si era lamentato con San Francesco: “O Serafico Padre mio, tu mi scacci dal tuo Ordine? Non sono piu’ figlio tuo?”. Il generale informò il provinciale padre Benedetto della decisione di chiedere, per Padre Pio, il breve di secolarizzazione. Un decreto che necessitava di tanti piccoli passi, inclusa l’autorizzazione dell’arcivescovo di Benevento. Alla fine non se ne fece nulla.
Papa Benedetto XV, con un rescritto della Sacra Congregazione dei Religiosi, il 25 febbraio 1915, diede il permesso a Padre Pio di vivere fuori del convento, conservando l’abito religioso, “fino a quando persiste la presente necessita”.” Così il giovane cappuccino potè restare nel suo paese “fuori dal convento”, per curare la propria salute, essendo questo l’unico mezzo che dà speranza di guarire, con la clausola di portare l’abito cappuccino.
Una permanenza forzata che terminerà 17 febbraio 1916, quando il giovane Padre Pio rientrerà definitivamente in convento a Foggia, tra i cappuccini di Sant’Anna.
RIPRODUZIONE RISEVATA