Nel 1913 il giovane cappuccino Pio da Pietrelcina soggiorna in famiglia a causa di un “strana malattia”. Dalla Torretta, il suo piccolo studio, in vico storto valle, il 24 ottobre, scrive a Padre Agostino da San Marco in Lamis. Gli racconta delle “Agonie nello spirito”. Gli parla della Miseria umana e dei favori divini e sopratutto della grande “Certezza dell’amore a Dio”.
Lettera di Padre Pio scritta il 24 ottobre 1913 a Padre Agostino da San Marco in Lamis (Epistolario 1)
“Le agonie dello spirito non mi lasciano. Le sento che sempre più si vanno intensificando nel centro dell’anima mia e mi pare di continuamente morire. Padre mio, in che strettezza pone Iddio un’anima che ardentemente l’ama senza mai stancarsi! Il non sapere esprimere tutto ciò che questo Iddio dolce va operando nell’anima mia, è per me causa di atroce tormento. Causa è questa di tutte quelle tempeste che in me si agitano. Non lo intendo; io non ho motivo di dubitare che sia il Signore quello che in me opera; e nonostante che mi sforzassi di entrare nel dubbio, non mi è stato mai possibile di persuadermi che questi inestimabili favori che io ricevo da Dio vengano dal demonio.
Ma pure il pensiero che in certi istanti massimamente mi attraversa la mente di poter essere un illuso mi trapassa l’anima. Forse che il Signore, mi penso, non potrà permettere in pena delle mie gravi ed innumerevoli infedeltà, che io ingannassi me stesso ed i direttori senza saperlo? Conosco i favori di Dio in me, e mi sento spezzare l’anima, perché conosco che me ne vado sempre più rendendo indegno. Oh! si degni questo tenerissimo sposo o di far cessare questi suoi favori o di sollevare questa fragile natura; altrimenti ne morrò, non ne posso proprio più! Quello che io intendo con ogni verità e chiarezza si è che il mio cuore ama grandemente assai più di quello che l’intelletto conosce.
Di questo solo son certo e nessun dubbio intorno a questo mai si è affacciato alla mente; e non credo di mentire asserendo di non essere giammai stato tentato intorno a questo. Io son tanto certo che la mia volontà ama questo tenerissimo sposo, che, dopo la sacra Scrittura, di nessun’altra cosa son tanto certo quanto di questo. Si degni questo nostro celeste Padre per amor del suo unigenito di liberarmi presto da quest’ombra di morte, poiché il mio male è senza rimedio ed altro non ne veggo all’infuori della morte. Che deve aspettare più qui l’anima a cui il Signore ha dato alcun conoscimento di questo basso mondo?”
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