Agli inizi degli anni cinquanta diventava sempre più intenso e numeroso il concorso dei fedeli. Per ovviare agli inconvenienti della tumultuosa ressa della gente, si diede inizio al sistema delle prenotazioni. Le donne per confessarsi da padre Pio dovevano prenotarsi. Il motivo era quello di eliminare prepotenze, chiasso e disordine.
Padre Pio più volte sottolineò: “Sono tutto di ognuno. Ognuno può dire: «Padre Pio è mio». Io amo tanto i miei fratelli di esilio. Amo i miei figli spirituali al pari dell’anima mia e più ancora. Li ho rigenerati a Gesù nel dolore e nell’amore. Posso dimenticare me stesso, ma non i miei figli spirituali”.
Padre Pio in più occasioni non si faceva sfuggire l’occasione di ribadire che egli poteva appartenere a tutti e singoli allo stesso modo. Un giorno il dottor Sanvico gli disse: “Padre, sei tutto mio!”. E Padre Pio, come per mettere la cosa nei giusti termini, rispose: “Sono tutto tuo, son tutto di tutti, son tutto di ciascuno e poi ce ne avanza”. Il Signore aveva tanto arricchito il cuore di Padre Pio che la sua risposta non fa una piega. Nonostante queste povere manifestazioni di umanità, tante anime capivano che era bastante solo respirare l’aria di quell’ambiente mistico, creato dal Padre, per usufruire della sua ricchezza.
Scriveva Anna Baroni: “Non sempre ci si poteva confessare, ma l’importante era stare vicini a lui, pregare con lui”.
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