L’evento decisivo per l’umanità, per ogni uomo, e la Resurrezione, che segue la morte. A che servirebbe la risurrezione di Gesù, se non fosse “primizia“, garanzia di immortalità, per tutti? Gesù sarebbe sarebbe un generale vittorioso, sì, ma con l’esercito di sconfitti! Il senso più vero dell’incarnazione dei figlio di Dio è nella sua morte e risurrezione: morendo ha distrutto la morte risorgendo ha ridato a noi la vita.
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Sarebbe, poi, assurdo che lo stato di grazia soprannaturale del credente possa essere distrutto da un amento naturale (la morte); la “natura” sarebbe superiore alla “soprannatura”. E, d’altro canto, sarebbe troppo comodo se lo stato del peccato , di inimicizia con Dio, venisse annullato dalla morte fisica. La morte non azzera nulla; è un momento di sosta, alla dogana… per poi
proseguire verso la destinazione definitiva.
La vita di padre Pio è stata un solerte cammino verso la patria celeste; la “terra” è sempre illuminata dalla luce divina; il tempo è perennemente rischiarato di eterno; la morte è la pietosa sorella che ci dischiude la porta dell’infinito.
“Abbiamo rivolto il pensiero al cielo, la vera nostra patria, di cui la terra non è che è una smorta immagine e sforziamoci con la divina assistenza di conservare, in ogni evento o lieto o triste, quella serenità, e quella calma che si addice ai veri seguaci di Gesù” (Epist. I,pag596).
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Padre Pio non si stancava di ricordare a tutti ciò che egli eroicamente faceva in ogni momento della sua non facile esistenza: vivere nella prova sempre fiduciosi e tranquilli; come coloro che camminano verso la propria patria, non sperano il riposo che dopo di esservi giunti; aspirate a quella durevole pace per la quale vi praticate. Egli morì com’era vissuto: stringendo la corona del Rosario. Aveva iniziato la recita dell’ennesima Ave Maria…; la continuò in cielo!
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