Annuncio dell’Esumazione della Reliquia del Corpo di Padre Pio da Pietrelcina
Il 6 gennaio 2008, mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo e delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di san Pio da Pietrelcina, durane la Santa Messa vespertina diede l’annuncio dell’Esumazione del Corpo di Padre Pio da Pietrelcina: “In occasione del quarantesimo anniversario della morte, dopo l’acquisizione delle prescritte autorizzazioni canoniche e l’assenso convinto ricevuto dalle superiori autorità, muniti del relativo decreto della Congregazione delle Cause dei Santi, si procederà alla esumazione ed alla ricognizione canonica del corpo di san Pio da Pietrelcina, per verificarne lo stato e per effettuare tutte le procedure idonee a garantirne le ottimali condizioni di conservazione”.
Insediamento del Tribunale Ecclesiastico per l’Esumazione della Reliquia del Corpo di Padre Pio da Pietrelcina
Il Tribunale ecclesiastico, insediatosi il 28 febbraio 2008, era presieduto dall’arcivescovo ed era composto da: fr. Francesco Colacelli, sacerdote cappuccino, con il ruolo di delegato dell’arcivescovo; don Michele Nasuti, del clero diocesano, con l’incarico di promotore di giustizia, e fr. Francesco Dileo, notaio attuario. Con lo stesso documento venne nominata la commissione dei periti per l’esumazione e la ricognizione canonica: Orazio Pennelli (medico legale, sovrintendente e direttore dell’area sanitaria della Fondazione “Istituto San Raffaele – G. Giglio” di Cefalù), Luigi Pacilli (specializzato in igiene, medicina preventiva e statistica sanitaria, direttore sanitario di Casa Sollievo della Sofferenza), Nicola Silvestri (medico legale, direttore sanitario della ASL di Barletta-Andria-Trani), Michele Bisceglia (anatomo patologo di Casa Sollievo della Sofferenza) e Nazzareno Gabrielli (perito del Vicariato di Roma per la conservazione dei santi, biochimico in servizio presso la Santa Sede, che ha già trattato i corpi di numerosi santi e beati, tra cui i papi Giovanni XXIII, Pio IX, Pio X; don Orione; i coniugi Beltrame-Quattrocchi; Chiara d’Assisi; Giovanni della Croce e Francesca Saverio Cabrini). A loro si affiancarono, per le incombenze materiali: Giovanni Di Modugno, Vincenzo Masciaveo, Nunzio Ladogana, Matteo Marinano, Raffaele Mischitelli e i fratelli Giovanni, Michele e Antonio Valerio.
La sera del 28 febbraio nella Cripta, dopo la lettura del decreto tutti i nominati prestarono un «giuramento di fedeltà» sul Vangelo per gli adempimenti «inerenti l’esumazione e la ricognizione canonica delle spoglie mortali di san Pio da Pietrelcina». Quindi l’arcivescovo chiamò cinque testimoni della sepoltura di padre Pio: l’ufficiale sanitario dell’epoca, Giovanni Grifa; i muratori Gennaro Ricciardi e Domenico Perno; gli stagnini Antonio e Matteo De Bonis. E chiese loro se avevano trovato il sepolcro nelle stesse condizioni in cui fu lasciato dopo la tumulazione. La loro risposta fu affermativa è, poi, confermata con giuramento sul Vangelo. Al termine della serata gli operai rimossero il blocco monolitico di «granito azzurro del Labrador» che sovrastava la tomba di padre Pio, con l’ausilio di quattro “binde” e di sei rulli di teflon, e tolsero il sottostante gradino di marmo rosa, composto da due lastre a forma di “C”, lasciando a vista uno strato di sabbia bianca.
La breve cerimonia del 28 febbraio, si concluse con la benedizione dell’arcivescovo, il canto della «Salve Regina» e la lettura del verbale, controfirmato da quattro testimoni: il ministro provinciale della Provincia religiosa “Sant’Angelo e Padre Pio” dei Frati Minori Cappuccini fr. Aldo Broccato, il guardiano del Convento di San Giovanni Rotondo fr. Carlo Maria Laborde, il commissario della Città di San Giovanni Rotondo Michele Di Bari e il sindaco di Pietrelcina Gennaro Fusco.
Liturgia dell’Esumazione della Reliquia del Corpo di Padre Pio da Pietrelcina
La sera del 2 marzo 2008, si tenne la Liturgia dell’Esumazione del Corpo di Padre Pio. Cerimonia presieduta da mons. D’Ambrosio, alle ore 22 con la lettura del rescritto della Congregazione delle Cause dei Santi, del decreto dell’arcivescovo e dell’autorizzazione dell’autorità civile. Erano circa 200 le persone presenti in cripta. Tra questi i familiari di Padre Pio, i frati cappuccini suoi confratelli e i due miracolati: Consiglia De Martino e Matteo Pio Colella.
Subito dopo prese la parola fr. Aldo Broccato, per spiegare ai presenti che l’esumazione e la ricognizione canonica esprime «in primo luogo i sentimenti di profonda umanità che la nostra Provincia nutre da sempre verso questo suo figlio illustre che tanto ha amato la Provincia e tanto ha offerto e sofferto per essa».
«Questo evento – proseguì il Ministro Provinciale – manifesti sempre più il segno della nostra fede nella comunione dei santi, nella risurrezione della carne e nella vita eterna. Infatti la riesumazione del corpo di san Pio, mentre ci fa guardare da vicino le sue spoglie mortali, pur preziose e care al nostro cuore di uomini, devoti e confratelli, deve spronarci ad alzare lo sguardo verso l’alto, verso la luce della vita di Dio che in Cristo si è manifestata nella sua morte e risurrezione».
La liturgia è proseguta con la lettura di un brano della prima lettera di san Pietro apostolo e di uno stralcio di due epistole di padre Pio in cui descrive la trasverberazione e la stimmatizzazione del 1918, seguita da una breve riflessione del pastore diocesano sul significato dell’evento: «Questo gesto si fa preghiera di lode e rendimento di grazie a Dio tre volte santo per averci donato nel suo servo fedele una ulteriore manifestazione del mistero della croce».«Il gesto della ricognizione canonica – aggiunse il presule – in risposta a una corale e circostanziata richiesta inoltrata alla Congregazione delle Cause dei Santi dal postulatore generale dell’Ordine, fr. Florio Tessari, su richiesta del ministro provinciale, fr. Aldo Broccato, con la mia convinta adesione e parere favorevole: è il punto di arrivo di una meditata e prolungata riflessione; rientra nella collaudata e secolare prassi della Chiesa; risponde alla storica responsabilità di garantire, attraverso appropriate procedure, una prolungata conservazione del corpo del nostro santo, per permettere anche alle generazioni che verranno la possibilità di venerare e custodire le sue reliquie».
L’emozione si fece più intensa quando gli operai cominciano a rimuovere le quattro traversine di cemento poste a copertura del sepolcro su cui era incisa la data della tumulazione (26/9/1968) e, ancor di più, quando alle ore 23:19 otto frati, fr. Mauro Jöhri (ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini), fr. Aldo Broccato, fr. Francesco Colacelli, fr. Francesco Dileo, fr. Francesco Langi (definitore provinciale), fr. Carlo Maria Laborde, fr. Mariano Di Vito (componente della commissione dei frati per la ricognizione) e fr. GianMaria Di Giorgio (definitore provinciale) estrasserò la triplice bara, di acciaio, legno e zinco per posizionarla ai piedi del crocifisso di San Damiano. Dinanzi alla bara mons. D’Ambrosio, insieme al promotore di giustizia e al notaio attuario controllò l’integrità dei sei sigilli apposti la sera del 26 settembre 1968, prima di romperli e di rimuoverli. Alle ore 23:30 il presule, il ministro generale e il ministro provinciale aprirono il coperchio, consentendo all’arcivescovo, ai componenti del Tribunale ecclesiastico e ai periti di formarsi una prima, sommaria idea sulle condizioni del corpo, poiché la lastra di vetro che lo ricopriva era appannata dalla condensa di vapore. Nessuno, in quel momento, se la sentì di esprimere valutazioni. Il pastore diocesano incensò le reliquie al canto del «Te Deum».
Poi, con don Michele Nasuti, fr. Francesco Dileo e fr. Francesco Colacelli, mentre i presenti cantavano le litanie dei santi, portarono la bara in un ambiente attiguo, appositamente preparato per il trattamento delle spoglie mortali di san Pio da Pietrelcina, dove i periti effettuarono una prima ispezione.
Quando rientrarono nella cripta l’arcivescovo rivelò ai presenti quanto era stato riscontrato dagli esperti: «il cranio e gli arti superiori sono in parte scheletriti. Le restanti parti presentano i tegumenti adesi ai piani sottostanti e molto umidi, ma suscettibili di trattamento conservativo». In pratica, spiegò mons. D’Ambrosio, quando Padre Pio venne sepolto nel 1968 «l’intonaco era molto fresco e ha trasmesso un’eccessiva umidità».
La liturgia si concluse alle 01.15 del mattino. Subito dopo Mons D’Ambrosio salutò i sangiovannesi che avevano raggiunto il piazzale di Santa Maria delle Grazie con una fiaccolata partita dal centro della cittadina garganica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA