Padre Pio aspettava sempre con ansia la celebrazione del Natale per rievocare in modo solenne la nascita del Bambino Gesù. Il 1923 fu un anno particolare per la vita di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Le autorità, per nulla soddisfatte dell’afflusso dei fedeli presso il convento Santa Maria delle Grazie, avevano serie intenzioni di trasferire in altro posto il frate alle stigmate.
Il santo Uffizio, il 31 maggio 1923, emanò una dichiarazione sui fatti straordinaria e sui miracoli attribuiti al religioso francescano; in essa si faceva presente che tutto ciò che si attribuiva a Padre Pio non aveva niente di soprannaturale e perciò si ammonivano i fedeli a non recarsi più da lui “per devozione e per ottenere aiuti spirituali e materiali“.
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Padre Pio non si oppose mai alle disposizioni dei superiori e anche in questa occasione era prontissimo a fare la volontà di Dio espressa per mezzo dell’autorità ecclesiastica. Nonostante tutto rimase per sempre a San Giovanni Rotondo.
I giorni precedenti al Natale nella foresteria si facevano i preparativi e le riunioni spirituali per la celebrazione della santa notte. Ad una figlia e spirituale era stata affidata la decorazione del cestello in cui doveva essere depositato il Bambinello che padre Pio avrebbe portato in processione durante la cerimonia religiosa.
Da oltre 3 giorni nevica e faceva molto freddo eccessivo. L’ora stava per giungere e anche le persone dal paese erano quasi tutte arrivate, nonostante la via poco praticabile. Padre Pio si intratteneva con i presenti intorno al braciere che, per quel che poteva ,riscaldava l’ambiente.
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Nell’aria già vi era fervore e armonia natalizia quando Padre Pio vestì i sacri paramenti per iniziare la celebrazione del mistero della salvezza. Il silenzio divenne profondo! Iniziava una delle funzioni più indimenticabili: tutto sembrava un paradiso. Padre Pio, sull’altare viveva i momenti sublimi della sua unione con Dio. Di tanto in tanto si udivano ben scanditi alcuni passi della santa Messa in latino.
La sua devozione si rifletteva sui presenti creando un pathos tutto particolare. La signorina Lina Fiorellini annotò nel suo diario: “ero emozionata e mi sentivo vivere in un’atmosfera che non era di questo mondo“. Padre Pio, immobile sull’altare, durante la consacrazione era distaccato da tutti. Lo sguardo di ognuno era fisso sull’altare per osservare le gocce di sangue che stillavano dalle mani stigmatizzate del celebrante, nel momento in cui innalzava l’Ostia e il Calice.
Fuori continuava a cadere la neve il freddo aumentava, ma nella chiesetta nessuno avvertiva il disagio di quella insolita temperatura. Nessuno pensava alla neve perchè attratti dalla funzione e riscaldato dalla emozione della liturgia natalizia. La commozione raggiunse il culmine quando Padre Pio prese il cestino con il Bambinello, discese dall’altare e si in incamminò tra i fedeli per il rituale bacio. Ognuno poggiò le labbra sulle braccia o sui piedi di Gesù Bambino. Gli occhi di Padre Pio erano pieni di gioia e di soddisfazione.
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La processione si snodò dall’altare, attraverso l’arco e la navata laterale fino in fondo la chiesetta. Poi ritornò della corsia centrale. Era accompagnato dei chirichetti con le candele accese e i solfanelli che emanavano scintille. Alla fine della funzione ognuno raccontò la sua esperienza: chi lo aveva visto trasformato in Gesù sofferente, chi lo aveva visto avvolto un’aureola di luce splendida, chi lo aveva visto piangere di gioia e chi lo aveva visto in estasi. Al termine della cerimonia gli uomini si portano in Sacrestia per porgere a Padre Pio gli auguri per il Santo Natale. Le donne si avviavano verso la casa, deliziate dai carismi di Padre Pio. Fuori, la neve continuava a scendere dolcemente, incurante della gioia natalizia che traboccava da ogni cuore umano.
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