Padre Pio ha sempre avuto un occhio particolare di riguardo per le figlie spirituali che avevano le qualità per fare dell’apostolato, ovvero per le maestre.
“Le maestre – attesta ancora la Campanile – se le teneva da conto. Perciò curava molto la loro formazione spirituale, perché esse avrebbero potuto poi trasmettere le verità apprese alle più giovani o nell’ambiente in cui vivevano. Spesso diceva alle altre: “Non venite di domenica a confessarvi, perché ci sono le maestre”.
E questo specialmente per quelle che venivano da S. Marco in Lamis. “A quelle che avrebbero potuto insegnare agli altri, il Padre diceva:” Gli argomenti religiosi devono essere avallati da esempi religiosi. Non bisogna unire il sacro al profano”.
Diceva: “Il mio intento è quello di formare poche anime che a loro volta diano come la semenza di altre anime, madri di altre anime“.
“Egli – attesta Nina Campanile – mi aveva insegnato a fare la meditazione ed allora mi mandava altre anime a cui insegnare il metodo.
Ci conferma Immacolatina Russo:” Io non appartenevo alla prima generazione di figlie spirituali di Padre Pio. Mi confessavo regolarmente tutte le settimane e ogni dieci giorni da lui, ma spesso, quando egli ne vedeva il bisogno, mi mandava da qualche sua figlia colta e bene avviata nella via di perfezione, per farmi dare lumi e consigli per la vita dello spirito”.
Comunque tutte le figlie spirituali dovevano trasformarsi in lievito di vita cristiana con il loro esempio; ed essere luce.
Ci dice Nina Campanile: “Nella direzione spirituale il Padre non si limitava ad ascoltare quelle che fossero soltanto pratiche di pietà o cose spirituali, ma entrava in tutte le azioni della nostra giornata, in tutta la vita della nostra famiglia per poterla indirizzare secondo le leggi cristiane , morali e civili. Ognuna di noi doveva essere come un faro della famiglia ; in tal modo tutta la famiglia finiva con indirizzarsi verso il Padre e riceverne le direttive”.