Accostarsi a lui voleva dire tremare perché il suo confessionale era tribunale di Dio. Il Sacramento della Penitenza compiuto ai sui piedi significava rinascita,significava conversione e significava resurrezione.
Nei ricordi di Padre Guglielmo Alimonti leggiamo: Io ci provai una volta e mi cacciò. E fece bene. Allora capii che così doveva essere il sacerdote: deve scomparire, deve offrire tutto se stesso, deve mettersi dietro il proprio figlio, dietro il proprio penitente. Camminare, sudare, patire, salire la croce. Ogni volta iniziare daccapo perché quell’anima arrivi a Gesù.
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E il padre in questo senso è stata la medicina di ogni suo figlio. lo è stato per tutti noi. Una volta gli dissi: Padre, non ho voluto disturbarla”. Cosa fece? Mi raccontò quello che mi era accaduto nei giorni in cui non ero andato da lui e non avevo voluto disturbarlo.
Dunque, si era disturbato da solo. Era il “pronto soccorso” di chi a lui si affidava. Egli stesso dice ad un figlio spirituale: “Non ti scandalizzare se io ti dico che tu sei Cristo, perché ogni cristiano, se osserva le leggi del Signore, è veramente Cristo”. E ci dice anche che se vogliamo guardare il cielo dalla terra, allora il cielo non parla. Ma se invece lo guardiamo dalla casa di Dio, pregando Iddio, allora il cielo è più vicino, allora il Paradiso è in terra.
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