Padre Costantino Capobianco, nel libro “Detti e Aneddoti di Padre Pio” racconta un fatto, accaduto certamente poco prima che Padre Pio fosse richiamato sotto le armi, nei primi anni di permanenza del cappuccino stigmatizzato nel convento di San Giovanni Rotondo. Padre Pio era direttore del seminario serafico e tra i fratini c’èra il futuro Padre Vittore Marocchino da Canosa.
Vittore si trovava solo nel tratto fuori del refettorio dei Padri, quando un cardellino svolazzò da un piccolo albero di gelsi. Marocchino, sempre amante dell’arte e del bello (si dilettava, infatti, di musica, di pittura, di canto, preparava l’occorrente per le recite, ecc.), come vide che l’uccellino non volava, ma svolazzava, lo rincorse per prenderlo. L’uccellino, però, gli sfuggiva, svolazzando a balzi. Con uno sforzo il cardellino riuscì a superare il muro posto fra la porta e la cucina e raggiunse la neviera. E Marocchino sempre dietro, nell’ansia di acciuffarlo. Ma, da sopra la neviera, il cardellino si lasciò cadere nello strettissimo spazio fra il muro di questa e la clausura, dinanzi al quale spazio si ergevano delle spine. Marocchino cominciava già ad aprirsi un varco, quando ecco suonare il campanello che chiamava tutti nel coro, dove presiedeva Padre Pio alla preghiera. Allora, dispiaciuto e deluso, ma non abbattuto si avviò verso il coro per la meditazione.
Anche durante la preghiera quel benedetto cardellino gli stava lí, stampato, scolpito nella mente e non pensava, non ragionava, non architettava se non per quello. La preghiera?… Non solo non vi pensava, non apriva le labbra per niente. Era galvanizzato da una sola idea ed a quella teneva dietro. «Ormai il cardellino pensava Marocchino – non potrà salire da dove è caduto. Io farò cosí: dopo cena fingerò di affiancarmi al Padre Spirituale. Camminerò con lui su e giú un paio di volte, poi piano piano mi staccherò dalla comitiva, infilerò la porticina del muro, andrò alla neviera, allontanerò le spine, prenderò il cardellino e me lo porterò nella stanza… Ma nella stanza non posso tenerlo, il Direttore o il Padre spirituale lo vedrebbero e me lo toglierebbero. Allora, costruirò una bella gabbia, vi metterò il cardellino e lo porterò sul soffitto… Mi procurerò il mangime…».
Un progetto completo in tutti i particolari, sul quale stette a mettere a punto minuziosità perfino durante la cena, che consumò meccanicamente, senza accorgersi neppure se fosse gustosa o meno. Finita la cena, va in giardino, già pregustando la gioia di prendere e possedere quel cardellino. Ma, quando si era fermato, Padre Pio non fece neppure quattro passi, che si volse indietro: «Uagliò, vieni qua! Dove vuoi andare?… Ma quel cardellino ti ha fatto perdere la testa! In coro non hai detto un’Ave Maria! Nemmeno una! E sempre a pensare: dopo cena fingerò di camminare col Padre Spirituale, poi mi fermerò, varcherò la porticina, andrò a prendere il cardellino, farò la gabbia e lo porterò sul soffitto… Ed anche durante la cena non hai fatto altro che pensare a questo…».
Padre Vittore mi diceva: «Quando sentii il Padre Spirituale rivelarmi i miei pensieri uno per uno, con una precisione, esattezza e completezza sconcertanti, io stetti a capo basso come uno che si ripara alla men peggio da un uragano che gli sta passando sul capo».
E il cardellino?… Marocchino non vi pensò più.