Erano gli anni quaranta e spesso fra Modestino Fucci da Pietrelcina saliva a San Giovanni Rotondo per visitare il suo confratello concittadino e raccontargli quello che accadeva nella sua terra natale.
Una sera d’inverno erano nel lungo corridoio della clausura e prima di entrare nella cella n. 5 Padre Pio si sfogò con il fra Modestino: «Guagliò, mi sembra di essere il più grande delinquente. Mi pedinano ad ogni passo che fo. Vado in chiesa e trovo gente; per i corridoi trovo frati e borghesi... Chi vuol chiedere un consiglio, chi vuol sapere del suo avvenire, chi vuol curiosare… Mi si buttano alle mani per baciarle e mi procurano dolori di morte… C’è stato perfino chi ha ficcato le sue dita nel mio guanto per esplorare…».
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Situazioni che conosceva lo stesso Modestino dato che anche il dottor Cardone, amico pucinaro di Padre Pio, qualche tempo prima gli aveva confidato. Cardone gli aveva raccontato che per rendersi conto se le piaghe di Padre Pio erano aperte o si fossero rimarginate, fece entrare nella ferita della mano destra di Padre Pio il pollice e l’indice in modo che si toccassero l’un l’altro.
Padre Pio ne provò un grande strazio ed esclamò: «Eh, dottore, sei come san Tommaso?… A me le ferite fanno male».
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Continuando la loro chiacchierata, ormai all’interno della cella, Padre Pio rivolgendosi al suo confratello aggiunse: «Devi sapere che un delinquente, in carcere, ha la sua ora di libertà, un po’ di tempo per passeggiare in giardino… Ma a me non danno un minuto di tempo libero! Mi pedinano e mi sorvegliano di giorno e di notte».
Nella sua testimonianza Fra Modestino conclude: “E mi accorsi che padre Pio aveva proprio ragione”.
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Padre Pio mi ha salvato e gli sono tanto devota. Leggo il giornale Voce di Padre Pio con interesse per cogliere dei buoni insegnamenti. È stato un uomo veramente di Dio
Qunto ci manchi padre Pio. Ci sentiamo tutti soli, solitudine che non dà ne tranquillità ne sereno raccoglimento, ma tristezza e smarrimento.