Padre Pio da Pietrelcina è una miniera: quanto più si studia la sua figura, tanto più si scopre l’immenso tesoro di virtù di cui arricchita la sua anima. Nel dolore eroicamente sofferto, si è mostrato vero penitente; questo spirito di penitenza l’attingeva dal fatto di essere lui l’orante per eccellenza. Egli ci ha dato l’esempio palpabile: la sua vita era un continua preghiera, una continuazione elevazione a Dio. In tutte le ore del giorno e della notte, nel caldo e nel freddo, nei momenti tristi e di abbandono, nei sospiri e nei gemiti, nella gioia e nelle battaglie sostenute contro lo spirito perverso, nelle contraddizioni, nelle critiche, nel buio e nella luce, la preghiera fervente saliva dal suo cuore a Dio, a Gesù, la Madonna. Per questo gli sta bene l’appellativo di “orante” in tutta l’estensione del termine. Lo spirito di orante gliel’hanno riconosciuto ed esaltato tutti. Esso forma la sua prerogativa che attira, incoraggia e spinge ad amare il mondo soprannaturale. E’ per questo suo spirito, imbevuto di preghiera e di elevazione, che egli fondò i gruppi di preghiera che dovevano e che devono diffondere la dottrina cattolica, interessando ogni ceto sociale come avviene in diverse nazioni. La rapida di diversi gruppi di preghiera fa sì che la figura di Padre Pio sia visibile e operante nel mondo moderno. E’ un meraviglioso fenomeno di indiscutibile valore che attira nell’orbita della riconoscenza e della gratitudine innumerevoli anime di credenti e non credenti. sono.
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Padre Pio, lo sappiamo, non era un filosofo, uno scienziato o altro, era un umile frate che svolgeva il suo apostolato tra l’altare il confessionale nello spirito della più ardente preghiera. Ebbene è bastato questo a smuovere il mondo e a dirigerlo verso la sorgente del bene, Dio. Lo spirito di preghiera e di sofferenza di Padre Pio affondava le radici nella sua profonda umiltà, che in vita gli fece accuratamente nascondere le virtù e la santità della sua anima. È nota la risposta che gli diede ad un giornalista: “Figlio mio, vuoi agite malissimo, facendo tanto chiasso intorno ad un frate che prega”. Non voleva che si si strombazzasse intorno alla sua persona e che egli fosse lasciato nella solitudine e nell’ombra. Ma, come dice il Vangelo, non si accende la lucerna per metterla sotto il moggio né può rimanere nascosta una città sopra il monte. Per la gloria di Dio e per il bene delle anime, quella lucerna fu posta sotto il candeliere, perché tutti potessero essere illuminati dalla sua luce; e quella città situata sul monte era ben visibile anche dalle più remote regioni. E’ per questo che gli poté operare molto bene e radunare intorno a sé una “clientela mondiale” così come disse Papa Paolo VI nell’udienza concessa al padre generale ed ai definitori dei Cappuccini il 20 febbraio del 1971. Ma alla base di quella che “clientela mondiale” e alla radice di quel bene operato, ci sono due virtù che hanno richiamato l’attenzione di tutti: la preghiera e la sofferenza. Da esse fu attratto anche Paolo VI, durante il corso della predetta udienza. Egli infatti, concluse con queste parole il breve ma denso panegirico del non ancora canonizzato Padre Pio da Pietrelcina: “era un uomo di preghiera di sofferenza”
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