Questa mattina, fra Maurizio Placentino, ministro della religiosa provincia di Sant’Angelo e Padre Pio, ha presieduto i funerali di Fra Rosario Borraccino da Cerignola: “La nostra Fraternità Provinciale – ha detto fra Maurizio all’inizio dell’omelia – è stata colpita in brevissimo tempo con la perdita di due cari confratelli. Qualche giorno fa abbiamo dato l’estremo saluto a fr. Fulgenzio Izzo, oggi siamo di nuovo riuniti per pregare e affidare alla misericordia divina fr. Rosario Borraccino“.
“In questi ultimi anni, è stato proprio lo sguardo il principale mezzo di apostolato di fr. Rosario. Carico di anni, di esperienza, di cultura, aveva ormai constatato e imparato che era terminato il tempo delle parole. A volte, questo lo si percepiva come una piccola sofferenza: i gesti delle sue mani e del suo capo, spesso, facevano percepire parole trattenute, non dette, che però passavano attraverso i suoi occhi”. Sguardo sempre aperto, occhi sempre vivaci e ben spalancati, sostenuti da un leggero sorriso. Tanti gli anni spesi, soprattutto, nello studio e nell’insegnamento.
Infatti nelle case di formazione di Sant’Elia a Pianisi e Montefusco ha trascorso i primi anni del suo ministero, come direttore dello studio filosofico e insegnante, attività che ha ripreso, successivamente, a Cerignola, presso l’Opera “San Francesco”, e poi a Campobasso nel postnoviziato della CIFIS. Tra gli studenti postnovizi, ha trascorso gli ultimi vent’anni. “Qui, ancora una volta, aveva messo a disposizione le sue qualità e la sua disponibilità come insegnante nelle diverse discipline in cui era ottimamente versato: Latino, Greco, Storia della Chiesa; ma, soprattutto, traducendo la sua ansia formativa in esempio di vita. Aveva avuto modo di affermare che con sofferenza si allontanava dalla fraternità, quando, per esempio, veniva a San Giovanni Rotondo per controlli clinici o per il servizio di confessore”.
Fra Maurizio ha poi spiegato che “la sua fedeltà alla vita fraterna, alla vita di preghiera, al ministero presbiterale, le sue preoccupazioni per l’andamento della formazione dei giovani, il suo contributo fattivo all’opera dei foratori, non sono venuti mai meno, anche negli ultimi mesi, quando la situazione fisica è andata progressivamente peggiorando. Il contatto con i fratelli, soprattutto i giovani, lo ha portato anche a sapersi affidare alle loro cure e a stabilire bei vincoli di affetto. Al sostegno amorevolmente e sapientemente offerto da alcuni di loro, fr. Rosario ha saputo rispondere con una umanità e una affettività semplici e profonde. Non mancavano momenti in cui, soprattutto nelle situazioni fraterne in cui i giovani proponevano canti o poesie, i suoi occhi luccicavano e il suo animo, amante della musica e dell’arte, si rallegrava di quelle semplici e improvvisate esibizioni”.
La sua sensibilità, arricchita di un grande senso paterno, emergeva soprattutto in un altro ambito: quello del sacramento della Riconciliazione: “nel tribunale della misericordia, i nostri giovani frati, come tutti i fedeli che accorrono al nostro convento di Campobasso o che lo hanno conosciuto come confessore negli altri conventi dove ha dimorato, hanno potuto incontrare lo sguardo del Signore misericordioso e trovare sostegno e incoraggiamento, frutto di fede profonda e di saggezza”.
La sua premura e il suo impegno, inoltre, hanno visto come destinataria privilegiata la nostra Provincia religiosa: “era sempre interessato e si sentiva coinvolto nelle vicende che riguardano la nostra realtà provinciale. La sua preparazione e la sua indole lo hanno reso sempre attento alla memoria degli avvenimenti, che ha saputo tradurre in opere e in attenzione per il nostro patrimonio storico”. Proprio per questo ha chiesto che fosse scritto sulla sua tomba: Dilexit Jesum et Provinciam. “In ogni convocazione fraterna, di ogni livello, non faceva mancare il suo invito a una coerenza sempre maggiore, a un’osservanza fedele del Vangelo e della forma di vita religiosa, a uno studio attento e continuo delle nostre Costituzioni, preoccupato per un’identità che non deve essere persa, quella cappuccina, che egli per primo si impegnava ad incarnare”.
Giovanissimo, ha servito i fratelli come ministro provinciale. In un momento storico difficile è stato investito della fiducia della Curia Generale ed ha avuto la forza di «riedificare rovine e di ricostruire fondamenta», dando un nuovo corso alla vita della Provincia Religiosa di Padre Pio e portandola a camminare e a crescere con le sue forze.
Biografia di Padre Rosario Borraccino da cerignola
Nato a Cerignola da Antonio e Vincenzina Avello, il 14 luglio 1930, Antonio, questo il nome di fra Rosario prima di entrare in convento, veste il saio francescano il 15 settembre del 1946. Un anno più tardi emette la professione temporanea. Il 12 agosto 1951 si consacra a Dio con la professione perpetua dei voti di castità, obbedienza e povertà. Viene ordinato sacerdote il 21 febbraio 1954. Frequenta il Collegio Internazionale dei cappuccini a Roma per licenziarsi in Teologia al collegio De Propaganda Fide. Nel 1955 si laurea in Lettere all’Università Cattolica “S. Cuore” di Milano. Rientra in provincia e dal 1958 al 1965 viene nominato vice direttore e precettore a Sant’Elia a Pianisi, direttore dello studio filosofico e lettore a Montefusco. Il 12 febbraio 1968 viene nominato primo definitore e vicario della provincia religiosa di Sant’Angelo Foggia. Quando muore Padre Pio non vi era il ministro provinciale, ma l’amministratore apostolico. Padre Rosario era il vicario dei confratelli di Padre Pio. Il 21 luglio 1970 viene eletto Ministro provinciale dai suoi confratelli cappuccini. E’ stato, il primo ministro dopo il triste periodo dell’amministrazione apostolica voluta dal Sant’Uffizio. Durante il suo mandato Padre Rosario riveste anche altri incarichi: Segretariato provinciale per le vocazioni, professore a Montefusco, coordinatore segretariato provinciale TOF e predicatore. I confratelli lo riconfermano provinciale il 27 giugno 1973. Nel 1976 viene inviato a Cerignola come vicario del convento dei cappuccini, preside e docente dell’Opera San Francesco. Nel 1985 eletto vicario provinciale si trasferisce nel convento di Foggia Immacolata come vice economo provinciale, aiuto archivista provinciale e docente dell’opera “S. Francesco” a Cerignola. Torna nel 1988 nel convento di Cerignola come docente e sostituto cappellano dell’opera “S. Francesco”. Nel luglio 1992 i superiori generali lo chiamano in curia generale per il servizio di traduttore ufficiale della lingua latina. Nel 1994 torna in provincia ed è inviato a San Giovanni Rotondo come confessore, poi nel 1995 a Sant’Elia a Pianisi come guardiano, assistente OFS, docente postnoviziato e confessore a San Giovanni Rotondo fino al 2001 quando è inviato a Pietrelcina. Nel 2002 viene trasferito a Campobasso come docente e confessore a San Giovanni Rotondo e Pietrelcina. Resta per vent’anni a Campobasso nel corso dei quali è bibliotecario, docente, collaboratore pastorale S. Maria del Monte, collaboratore parrocchiale, confessore a San Giovanni rotondo e Pietrelcina, cappellano ospedale civile. Muore a San Giovanni Rotondo il 3 marzo 2022.
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